L’agire sanitario-assistenziale è intimamente collegato alla sua fondazione metafisica e teologica. La stessa legge naturale, criterio di validità per le leggi positive, risulta attuazione di un più elevato livello di legalità: quello della provvidenza divina o “lex aeterna”.
Parallelamente ogni quadro psicopatologico finisce per avere il suo significato e il suo fine nel contesto più ampio dell’ordine globale della Realtà fisica e metafisica.
Pur essendo convinto che la Depressione possa essere connessa con la profondità del nostro ente (il reale umano che è), non ho mai condiviso il pensiero del “fenomenologo” Romano Guardini (Verona, 17 febbraio 1885 – Monaco di Baviera, 1º ottobre 1968) che in un suo lavoro dal titolo “Ritratto della malinconia” scriveva:
“Troppo dolorosa è la malinconia e troppo a fondo spinge le sue radici nel nostro essere di uomini, perché la si debba abbandonare nelle mani degli psichiatri”
Cos'è la depressione?
Nel linguaggio del Medio Evo il termine “Acedia” indicava il torpore malinconico, la pigrizia spirituale che può colpire chi è dedito a vita contemplativa: nelle Solitudini. Data la sinderesi quale cognizione abituale dei principi morali (“synderesis dicitur instigare ad bonum, et murmurare de malo”), San Tommaso d'Aquino (Roccasecca, 1225 – Fossanova, 7 marzo 1274) definiva l’accidia come il «rattristarsi del bene divino», in grado di indurre pigrizia nell'agire il Bene.
Sir Winston Leonard Spencer Churchill (Woodstock, 30 novembre 1874 – Londra, 24 gennaio 1965) descriveva la depressione con queste parole:
“Un ‘cane nero', sempre in agguato, che ti assale alle spalle...”.
La Depressione è un Disturbo dell'Umore con cui ogni Uomo è costretto, in modo diretto o indiretto, a confrontarsi: essendo uno tra i problemi sanitari e più diffusi ai giorni nostri. Spesso chi ne è affetto non la denuncia a medici e/o familiari e la agisce fino alle estreme conseguenze con gravi ripercussioni spirituali ma anche sociali, civili e penali.
La Depressione si caratterizza per un insieme di manifestazioni e sintomi
-
comportamentali
-
cognitivi
-
somatici ed
-
affettivi
che si osservano nella Persona umana, più o meno associati tra loro con diversa intensità.
La psicopatologia anche se non ne spiega la fenomenica della Depressione in termini di “causa”, va oltre la descrizione del Disturbo e riconduce questo quadro morboso, attraverso l’anamnesi familiare, fisiologica e patologica, alla sfera mentale ed affettiva della singola Persona inserita nella cornice della cultura e/o della religione cui appartiene. Ciò che qualifica l’intervento psichiatrico è proprio l’individuare il fenomeno depressivo, universalmente presente nel genere umano, nel vissuto del singolo paziente.
Più che sforzarsi di riconoscere l’origine dei fenomeni esaminati, l’approccio psichiatrico cerca di valutarne la portata patologica nella trama generale della Persona che soffre per arrivare a prescrivere una terapia adeguata.
Con espressioni diverse da caso a caso, questo Disturbo nei soggetti che ne sono colpiti, è in grado, di:
-
abbassare il tono dell'umore
-
diminuire il "funzionamento emotivo” potenziale e attuale particolarmente nella facoltà di provare o generare sentimenti di amore o di affetto verso cose o persone
-
compromettere le capacità motorie nelle abilità specifiche e generiche,
-
ridurre l’autostima,
-
destrutturare il grado di adattamento alla vita relazionale familiare, sociale e lavorativa
-
estinguere l’istinto di conservazione e di riproduzione
-
provocare “inibizione pragmatica"
-
accrescere l’aggressività auto ed eterodiretta
-
determinare tratti psicotici con idee di riferimento, di colpa e di persecuzione
ma anche nei casi più gravi di
-
minare la Volontà, con una incapacità a decidere, a di muoversi ed agire, compromettendo conseguentemente il libero arbitrio.
La depressione quale espressione patologica di vera e propria malattia, talora si manifesta con segni e sintomi di non facile identificazione, ambigui, spesso non prevedibili e non riconosciuti (anche dagli stessi medici non psichiatri), con conseguente ritardo di cura appropriata.
Pensare di ridurre la Depressione a un fatto unitario è fuori dalla realtà clinica. La depressione può presentarsi in forma di un episodio transitorio oppure di un vero e proprio Disturbo psicopatologico; secondo un “continuum” che si riferisce all’esistenza, nella stessa dimensione depressiva, di una scala di gravità e di durata più o meno elevata.
Si parla, così, di
-
Disturbo depressivo maggiore (depressione-disturbo dell’Umore) in modo da distinguerlo dalle
-
“depressioni minori” (depressione-sintomo) che non hanno gravi conseguenze e che spesso sono reazioni transitorie a eventi vitali vissuti come negativi: la tristezza è parte della normale condizione umana, come possibile risposta (universale) ad eventi di perdita.
Vari sono i quadri nosografici con i quali i Disturbi Depressivi si manifestano clinicamente:
-
Episodio depressivo
-
Disturbo depressivo maggiore
-
Disturbo depressivo indotto da sostanze
-
Disturbi disforici premestruali
-
Disturbo depressivo secondario a altra condizione medica
-
Disturbo depressivo persistente (distimia)
Un Episodio depressivo, caratterizzato da sintomi che durano almeno due settimane, in almeno la metà dei casi è seguito da un ulteriore Episodio depressivo, configurando così un Disturbo depressivo maggiore. Il Disturbo depressivo maggiore è una malattia la cui connotazione clinica sarà tale da mettere in discussione seriamente l'adattamento del paziente causando una compromissione episodica o stabile, comunque significativa, del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti dell’esistenza umana.
Come si presenta la Depressione?
I Disturbi dell'Umore sono un insieme di segni e sintomi clinici che colpiscono la sfera emotiva del paziente e che possono essere accompagnati da espressioni patologiche somatiche. Disturbi del sonno e umore depresso sono tra le evidenze depressive più comuni che interferiscono spesso con la capacità individuale di svolgere le normali attività giornaliere e di poter apprezzare situazioni vitali ritenute prima del manifestarsi della fenomenica timica, piacevoli.
Oltre all’alterazione dell’umore e all’insonnia tra le motivazioni più frequenti per cui le persone depresse si rivolgono al medico, si registra il manifestarsi di:
-
demotivazione
-
senso di frustrazione
-
agitazione
-
assenza di controllo degli impulsi
-
negativizzazione delle circostanze
-
perdita d'interesse/piacere per quasi tutte le attività giornaliere
-
riduzione del desiderio sessuale
-
sensi di colpa
Tali espressioni patologiche sono spesso accompagnate da sintomi somatici quali:
-
perdita d'energia
-
sciatalgia
-
variazioni significative dell'appetito o del peso
-
lamentele fisiche diffuse
-
difficoltà respiratorie
-
“morsa” allo stomaco,
-
dolori articolari, addominali o altri tipi di dolore a sede diversa
-
affaticabilità
-
tensione muscolare
-
mal di testa
-
alterazioni del ritmo sonno veglia
Sebbene nell’immaginario popolare la depressione sia connotata in prevalenza se non esclusivamente da sintomi “affettivi”, nella pratica clinica è accertato che molti pazienti focalizzano il loro disagio psicofisico sul loro corpo lamentando con insistenza i sintomi somatici sopra elencati, dei quali si pretende che i medici siano capaci di trovare l’inesistente causa “organica”. In caso di presenza di sintomi fisici apparentemente non spiegabili nonostante l’esecuzione di vari accertamenti, molto spesso i medici specialisti o generici, consultati, pur intuendo l’esistenza nel paziente di una Depressione mascherata, invece di chiarire se sussistano anche condizioni “affettive” concomitanti (indirizzando il malato sofferente a colleghi psichiatri per approfondimenti diagnostici ed adeguati trattamenti), assecondano le idee errate dei clienti stessi. Continuano a consigliare ulteriori accertamenti diagnostici inutili e costosi (ematici, radiologici, etc.), e altrettanto inutili controlli medici non-psichiatrici, magari con la discutibile “benevola” prescrizione di benzodiazepine (BDZ) che, nel tempo, crea pericolose dipendenze. Farmaci ansiolitici che oltre a non curare il quadro psicopatologico, creano danno iatrogeno con comparsa di pericolose dipendenze. Nei casi più gravi i soggetti sottoposti a tale malpractice, possono sviluppare ideazione di tipo suicidario e/o pensieri ricorrenti di morte. Queste pericolose “fantasie” talvolta sono seguite da agiti.
Recentemente la Depressione, più o meno mascherata, tende ad essere esperita e manifestata con sintomi cognitivi.
Questi quadri psichici che si manifestano con
-
difficoltà di concentrazione
-
facile distraibilità
-
perdita di memoria
-
riduzione dell’attenzione
-
riduzione generica della performance lavorativa
possono colpire tutte le fasce d’età; nell’anziano vanno differenziati dal Deterioramento mentale (vascolare e/o degenerativo) che peraltro nelle fasi iniziali si può manifestare con sintomi della serie depressiva. In quest’ultima evenienza per una corretta diagnostica è necessaria una meticolosa anamnesi neuropsichiatrica, esami di neuroimaging ed una provata esperienza clinica dell’esaminatore (il “neurocognitive testing” utile per misurare la gravità del caso è spesso privo di vantaggi per la diagnosi differenziale).
Tutti i sintomi “affettivi”, somatici e cognitivi possono essere persistenti e talvolta gravi, così da interferire con la capacità individuale di apprezzare attività ritenute precedentemente piacevoli, di svolgere le normali attività giornaliere come lavorare, studiare, mangiare, riposarsi.
Cause della depressione
Si ritiene che non esista un'unica causa che determina il Disturbo depressivo, ma che un qualsiasi fattore scatenante (come ad es. un evento stressante, un dolore, una patologia fisica o l’abuso di sostanze psicoattive) possa indurre l’insorgenza di Depressione, comunque sottesa all’influenza genetica, in soggetti predisposti per vulnerabilità biologica e/o strutturale più o meno acquisita nel corso degli anni.
Nel malato depresso grave si coglie il costrutto psicopatologico depressivo del vissuto melanconico. Questo si organizza, a prescindere dalla tristezza dovuta alla “perdita”, intorno alla consapevolezza dell’essere a disagio con sé stessi per un cambiamento intimo privo di plausibilità “psicologiche” e perciò terrifico.
Notoriamente:
-
vulnerabilità biologica (patrimonio genetico)
-
cambiamenti stagionali
-
qualunque genere di evento stressante (parto, morte di un parente o di un amico stretto, problemi coniugali, perdita del lavoro/ disoccupazione, conflitti cronici lavorativi, trasloco con perdita dei contatti sociali, essere vittime di un crimine, incidente stradale)
-
solitudine
-
malattia fisica cronica/dolore cronico
-
abuso cronico di droga o alcool (stile di vita poco equilibrato, non sano)
-
determinati farmaci
sono fattori che, in proporzione ed in combinazione diversa si possono rendere responsabili dell’insorgenza della Depressione.
Vulnerabilità biologica:
Avere dei parenti di primo grado con depressione costituisce un importante fattore di rischio per lo sviluppo di un Disturbo depressivo.
Cambiamenti stagionali:
La depressione stagionale è una forma depressiva lieve che si ripropone ogni anno con l'accorciamento delle ore di luce al cambio di stagione. Si manifesta con stanchezza, disinteresse per le normali attività, sonnolenza diurna, calo del desiderio sessuale. Spesso si accompagna a intenso desiderio di cibo con conseguente aumento di peso. Nella maggior parte dei casi questi disturbi sono transitori e scompaiono senza intervento medico.
Parto:
Le cause della depressione post-partum possono essere molteplici e comprendono fattori ormonali, fattori fisici (stanchezza indotta dai ritmi imposti dal bambino), fattori “psicologici” (ridotta autostima e tendenza al perfezionismo), fattori sociali (inesperienza e scarsità di aiuti e sostegno familiare) e fattori cognitivi (aspettative irrealistiche sull’essere madre e sul bambino). Questo disturbo che si caratterizza anche per l’assenza di interesse nelle attività verso il neonato, non va sottovalutato e deve essere gestito mediante istituzione di un trattamento adeguato, analogo a quello utilizzato per un Episodio depressivo maggiore.
Morte di un parente:
Anche se la risposta al decesso di un congiunto implica reazioni psicologiche, comportamentali e fisiologiche in gran parte sovrapponibili a quelle dell’Episodio depressivo, ma non bisogna confondere la normale reazione ad un lutto con la vera Malattia depressiva. Il dolore per la morte di una persona cara è un’esperienza che può determinare solo se si protrae nel tempo, sindromi depressive (Disturbo da lutto persistente complicato).
Problemi coniugali:
Divorzio o separazione, oppure gravi contrasti coniugali non necessariamente seguiti da rottura del legame coniugale, possono portare a un disturbo depressivo, soprattutto se vi sono associate altre problematiche come ad esempio affidamento dei figli o problemi economici. Sempre più frequenti sono, con la progressiva secolarizzazione, i casi di suicidio-omicidio della coppia spesso con il coinvolgimento cruento anche di figli minori.
Perdita del lavoro:
La perdita del posto di lavoro e le difficoltà finanziarie che quasi sempre ne derivano, spesso sono causa di depressione.
Disoccupazione:
Risulta depressogena, sia per il giovane che per il meno giovane, l’impossibilità di accedere ad un’occupazione lavorativa che garantisca un’autonomia economica, o comunque la sopravvivenza.
Conflitti cronici sul lavoro:
Cattive condizioni lavorative ritenute non adeguate ai propri titoli e alle proprie capacità, stress e tensione con superiori e/o colleghi possono essere causa del disturbo depressivo.
Trasloco/perdita dei contatti sociali:
Traslochi, cambiamenti sociali, culturali improvvisi, di casa, di città diminuiscono significativamente le capacità di adattarsi alla nuova vita sociale. Il trasloco è il terzo principale fattore di squilibri emotivi, dopo il lutto e il licenziamento. Nei casi in cui il trasloco è imposto (immigrazione, disoccupazione, cambiamenti forzati, ragioni finanziarie) può essere vissuto in modo ancora più traumatico: oltre a causare perdita dei punti di riferimento, comporta caduta di autostima, associata a sensazione di fallimento.
Essere vittime di un crimine:
Le azioni criminose subite, spesso impunite, come furti in appartamento, scippi, furti di biciclette, motorini, automobili, etc. possono generare quadri depressivi particolarmente nelle fasce più povere della popolazione ed in soggetti “soli”.
Incidenti stradali:
Gli incidenti stradali possono provocare depressione sia per coinvolgimento diretto che per coinvolgimento di familiari o amici stretti. A seguito di sinistro stradale, spesso famiglie intere subiscono stravolgimenti emotivi e relazionali per la morte cruenta di un componente.
Solitudine:
a causa dei ritmi frenetici della vita moderna che non agevolano i contatti umani, sempre più persone si trovano a vivere quotidianamente uno stato d’intensa solitudine. Quando la solitudine non è una scelta volontaria, ma legata ad una condizione sociale come negli anziani soli, può incidere sul benessere psicologico di una persone portando ad uno stato depressivo.
Malattia fisica cronica/dolore cronico:
La depressione è uno dei problemi psicologici più comuni che devono affrontare le persone che soffrono di dolore cronico, e complica spesso le condizioni del paziente e del trattamento. Poiché la depressione nei pazienti con malattie fisiche concomitanti e dolore cronico viene spesso non diagnosticata, altrettanto di frequente non è, colpevolmente, curata.
Abuso cronico di droga o alcool:
droga e alcool sono spesso implicati nello sviluppo della depressione in soggetti di ogni età, con frequenza crescente in età giovanile. La dipendenza primaria da alcol o droghe può sviluppare ansia e depressione secondarie. Il ricorso ad altre sostanze tossiche come automedicazione (ad esempio alcool e cocaina) è non solo inefficace ma aggrava la depressione, instaurando un vero e proprio circolo vizioso che può essere interrotto solo facendo ricorso all’astinenza e alle cure psichiatriche.
Determinati farmaci:
è noto che determinati farmaci (interferoni), anche di largo impiego (contraccettivi orali, alcuni antipertensivi e perfino le statine) possono provocare disturbi depressivi, che rappresenta un effetto collaterale difficilmente accettabile. È importante che Il medico che prescrive queste terapie sia a conoscenza di quali farmaci possono provocare depressione, in modo da prendere in considerazione la possibilità di ridurre la dose oppure di iniziare un trattamento farmacologico alternativo.
Terapia
La Depressione è una malattia e deve essere curata da Medici specializzati in Psichiatria con trattamenti specifici.
Di seguito si riportano alcuni suggerimenti pratici sia per il paziente che per i familiari su come affrontare e gestire la depressione.
Suggerimenti per il paziente:
-
Accettazione delle terapie psichiatriche
-
Fare del moto.
-
Corretta alimentazione, dormire a sufficienza.
-
Stare in compagnia
-
Tenersi occupato.
-
Organizzare le cose da fare.
-
Controllare i pensieri negativi.
-
Prendersi la responsabilità della propria vita.
Suggerimenti per i familiari e le persone vicine:
-
Ricevere una corretta informazione.
-
Assumere un corretto approccio verso la persona depressa
-
Essere capaci di ascoltare la persona malata.
-
Tenere contatti con lo Psichiatra
Suggerimenti per il paziente
Per i pazienti è importante tenere presente alcuni suggerimenti fondamentali per combattere la depressione e ridurre le probabilità di recidiva:
a) Accettazione delle terapie psichiatriche
Accettare la depressione quale realmente è: una malattia. Senza lottarci inutilmente contro in assenza di un aiuto qualificato: la buona volontà è positiva, ma deve essere accompagnata da un’adeguata terapia per ottenere i risultati apprezzabili.
b) Fare del moto.
E’ importante imporsi di fare ogni giorno una passeggiata fuori di casa, indipendentemente dalle condizioni metereologiche. Essere in buona forma fisica con un esercizio quotidiano, anche moderato e di qualsiasi tipo, aiuta a combattere la depressione. Il movimento all’aria aperta è importante anche per contrastare gli eventuali effetti sulla pressione, delle terapie farmacologiche praticate.
c) Corretta alimentazione.
Alimentarsi correttamente ai pasti principali (evitando sia il soprappeso che diete squilibrate), dormire a sufficienza con orari notturni adeguati, sono tutte condizioni che aiutano a mantenere un adeguato bioritmo. Al fine di evitare possibili interferenze con i farmaci assunti per il trattamento della depressione e di eventuali altre patologie, è preferibile un’alimentazione a base di frutta, carne magra, verdura e pesce. In caso di stitichezza è utile assumere fibre e liquidi, limitando se possibile l’uso di lattulosio.
Il consumo di caffè, thè e bevande contenenti caffeina deve essere contenuto, l’assunzione di vino, birra e alcolici in genere dovrebbe essere ridotto al minimo o abolito del tutto.
d) Stare in compagnia.
Le persone depresse tendono a chiudersi in sé stesse evitando le relazioni sociali. In questo modo oltre a non risolvere il loro problema sanitario lo peggiorano. Stare in compagnia di persone piacevoli, amici o parenti, è un ottimo rimedio per sollevare l’umore.
e) Tenersi occupato.
È importante essere attivi, ad esempio iscriversi a un corso in palestra o fare comunque qualcosa che possa impegnare il fisico e la mente. “Tenere il cervello occupato” o comunque fare qualcosa che possa far sentire la persona più soddisfatta favorisce la guarigione.
f) Organizzare le cose da fare.
Una buona organizzazione delle attività quotidiane permette di rendendosi conto che il senso di inutilità che caratterizza la depressione potrà diminuire giorno dopo giorno.
g) Controllare i pensieri negativi.
È importante non concentrarsi su eventuali torti subiti, su dolori trascorsi, così come imparare a non pensare a quello che non è stato possibile avere nel passato, o a ciò che non si ha al momento attuale. E’ un rimedio essenziale non soffermarsi sui pensieri negativi e a non lasciarsi andare all’autocommiserazione.
h) Prendersi la responsabilità della propria vita.
La depressione è strettamente correlata alla passività. Molti depressi si sentono insoddisfatti della loro vita, ma fanno poco o niente per cambiare le situazioni spiacevoli in cui si trovano. E’ invece importante cercare di cambiare, sotto la spinta positiva della terapia farmacologica, quello che non funziona, sempre consigliandosi con i familiari e con le persone più care.
Suggerimenti per i familiari e le persone vicine:
Per una corretta gestione del soggetto depresso è altresì essenziale la collaborazione ed il contributo dei familiari e delle persone vicine. In particolare, per queste persone è utile:
Ricevere una corretta informazione.
-
I familiari delle persone depresse dovrebbero essere adeguatamente istruiti a comprendere che la depressione è una malattia che compromette gravemente il funzionamento della persona, rendendola incapace di fare le cose più semplici non per mancanza di volontà o intelligenza, ma per lo squilibrio biochimico causato dalla malattia.
Assumere un corretto approccio verso la persona depressa.
-
I familiari e le persone vicine dovrebbero, nei limiti del possibile, cercare di dare attenzione ed affetto al soggetto depresso, senza colpevolizzarlo o giudicarlo. E' inoltre opportuno evitare di esortare la persona depressa a "reagire", a "metterci la buona volontà", a "distrarsi" (queste esortazioni danno alla persona depressa la sensazione di non essere compresa e possono accentuare il suo senso di colpa), così come non è opportuno incoraggiare la persona depressa a cambiare il lavoro, la casa o il partner (tutte decisioni che non vanno prese finché è presente la depressione), nonché manifestare incertezze o perplessità sulla terapia in corso (che vanno comunicate direttamente al medico).
Essere capaci di ascoltare la persona malata.
-
È importante che i familiari delle persone depresse cerchino di capire gli stati d’animo della persona e la sua malattia, aspettando con pazienza il miglioramento e assumendo un atteggiamento che possa comunicare serenità e speranza. I familiari e gli amici di una persona depressa possono aiutarla ascoltandola con pazienza, ripetendole che uscirà dalla sua attuale situazione, citando casi di altre persone che sono venute fuori dalla depressione, convincendola a rivolgersi ad uno specialista.
Tenere i contatti con lo psichiatra
-
Ricordare l'appuntamento con lo psichiatra al malato e accompagnarlo alla visita specialistica, chiedendo quale sia l’andamento della depressione. Riferire allo psichiatra notizie sull’assunzione corretta della terapia controllando che la persona la segua regolarmente. Rispondere al medico su eventuali domande riguardanti il paziente depresso e gli aspetti relazionali che lo riguardano.
Suggerimenti generali
In caso di trattamento farmacologico, è importante osservare alcune regole fondamentali in modo da massimizzare i potenziali benefici della terapia e ridurre il più possibile i disagi causati da eventuali effetti indesiderati:
a) Corretta assunzione del farmaco
E’ fondamentale che il farmaco venga assunto secondo le indicazioni di dose e di orario e di durata prescritte sulla ricetta medica (che va conservata con cura), senza sospendere la terapia se non previa consultazione anche telefonica con il medico che ha in cura la Depressione.
b) Aderenza alla terapia prescritta
È fondamentale che i farmaci vengano assunti, senza ridurre o aumentare spontaneamente le dosi sulla base di una presunta necessità percepita soggettivamente. E’ essenziale verificare le scorte del farmaco onde evitare di rimanere senza la terapia stessa, così come vanno comunicati al medico eventuali fastidi durante il trattamento.
c) Informazione su altri farmaci
L’eventuale assunzione di farmaci per altre terapie va sempre segnalata al medico psichiatra per evitare eventuali interazioni, Allo stesso modo, è necessario informare gli altri medici che curano eventuali altre patologie dell’assunzione di farmaci antidepressivi.
Si calcola che circa il 20% della popolazione possa presentare, nel corso della vita, un episodio depressivo. E’ stato stimato che circa il 30 % dei pazienti con depressione sperimenta sintomi fisici (“curati” da vari medici-specialisti spesso a pagamento, per più di cinque anni, prima di ricevere una corretta diagnosi). La depressione post-partum o depressione post-natale è un disturbo dell'umore che colpisce il 10-20% delle donne nel periodo immediatamente successivo al parto. Ricerche recenti hanno dimostrato che il 40-50% dei pazienti con Depressione Maggiore in associazione alla sintomatologia emotiva presentano anche sintomi fisici dolorosi e cronici, che possono poi rappresentare un precoce indice di ricorrenza dopo la fase acuta.
I costi della Depressione in Italia sono poco studiati e poco conosciuti
-
si parla ad esempio dei costi dei “farmaci antidepressivi” senza dire che molti di tali sostanze sono usate per vari quadri morbosi di natura ansiosa
-
in casi di malattia con assenza dal lavoro si pongono diagnosi mediche di comodo quali lombo sciatalgia, colica addominale etc., per evitare la diagnosi di depressione,
-
si rinchiudono molti malati mentali in galera, con nocumento anche per gli altri carcerati e per le Guardie carcerarie, invece che negli Ospedali P.G. dove sarebbero adeguatamente curati
-
si presentano casi di suicidio ma anche di omicidio sotto l’etichetta di “violenza sulle donne” o di altre formule mediatiche, ignorando la psicopatologia, che li sottende
una loro analisi risulta estremamente complessa in particolare per un paese come il nostro che, sino dal 1978 ha voluto privare i malati mentali e le loro famiglie di benemerite istituzioni statali, presenti in tutto il mondo civile: gli Ospedali Psichiatrici.
Tutto per rincorrere l’italica Utopia della sociogenesi della malattia mentale.